Su mortu mortu, Su Petti Coccone, Su pruadorgiu, is animas, su pane e su toccu, is panixeddas, su pane su binu, su biddiu longu, sos sonadores.
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Su mortu mortu, Su Petti Coccone, Su pruadorgiu, is animas, su pane e su toccu, is panixeddas, su pane su binu, su biddiu longu, sos sonadores. Non importa come lo si chiama nei vari Paesi del Sardegna, la festa, il rito, la tradizione è sempre la stessa. Queste sono le parole che i bambini pronunciano quando, di buon mattino, bussano alle porte delle case e degli esercizi commerciali per prendere un piccolo dono "pro Sas animas”, per le anime, per quelle persone che ognuno ricorda e che non ci sono più, oppure per le anime del purgatorio.
Storicamente si tratta di una feste pre-cristiana, che risale a oltre 2000 anni fa, che con il tempo si è un po' trasformata e cristianizzata.
Sono evidenti gli aspetti comuni con Halloween, festa americana più spettacolare e commerciale, ma che vede anch'essa come protagonisti i bambini. Anche la zucca con la candela all'interno, simbolo della tradizione anglossassone, è presente nei ricordi degli anziani in alcune zone della Sardegna, come per esempio Gadoni. Tuttavia bisogna evitare che la contaminazione di Halloween e la spettacolarizzazione che ormai ha quest'ultima festa in tutto il mondo, vada a far perdere quello che era il significato originario della ricorrenza.
Tutto nasce dalla convinzione che ogni anno, per l'appunto il giorno dei morti, i defunti tornino nelle case in cui hanno vissuto a banchettare. Per certi versi i bambini impersonificano queste persone e per questo motivo ricevono i doni. Anticamente si credeva che se i defunti il giorno dei morti fossero tornati a casa e non avessero trovato nulla da mangiare, si sarebbero successivamente vendicati. Oggi, probabilmente questa credenza non esiste più, ma è comunque bello, per ogni famiglia, mantenere una tradizione che, nel ricordo delle persone care, fa felici i bambini, che bussano alla porta a ciclo continuo.
Questa tradizione, anticamente presente in tutta la Sardegna, dal Campidano alla Gallura, si sta un po' perdendo, e resiste nei centri più piccoli. Anche a Nuoro per esempio è più radicata nel centro storico, a San Pietro, il quartiere più vecchio della città, mentre nelle zone periferiche è pressochè scomparsa. Qui i preparativi iniziano dal giorno prima, il giorno dei santi, e ogni famiglia inizia a mettere a disposizioni quello che il giorno seguente donerà ai bambini che busseranno alla porta. Si tratta dei dolci stagionali, su tutti i papassini, oppure dei classici frutti autunnali, castagne, noci e mandorle, mele cotogne, cioccolati e caramelle, insomma, beni che avevano a disposizioni le famiglie fino a qualche decennio fa. Solamente negli ultimi anni qualcuno ha iniziato a ricevere qualche moneta, oppure merendine, mantenendo lo spirito della festa ma adattando ai tempi quello che viene regalato.
Di buon mattino, l'indomani, i bambini, armati di sacchi o di buste, si uniscono in gruppi, più o meno numerosi, con i più piccoli che vengono presi in custodia dai più grandi, e si inizia il giro dell'isolato, bussando di casa a casa, e alla fatidica domanda del “Chi è?” si risponde tutti insieme “Su mortu mortu”, con la curiosità di immaginare cosa offrirà il proprietario di quella casa, a volte un vicino, un amico di famiglia, ma spesso uno sconosciuto che dona quello che può in nome di questa antichissima tradizione sarda.
Una mattinata che anima i quartieri, un via vai di bambini gioiosi, che vanno in giro rallegrando la città con il loro bottino, velocemente, per non perdere neanche un attimo di quella giornata, perché ogni attimo è prezioso, prima della grande divisione del tesoro frutto di tanta fatica.
Non si pretende nulla, a volte qualcuno fa finta di non esserci e non apre la porta, qualcuno apre e magari non ha avuto modo di preparare nulla, ma non importa, è una festa, avanti veloce all'altra casa. Alla fine il piccolo gruppo che per tutta la mattina ha battuto le vie del quartiere si riunisce, si svuotano i sacchi e si divide quanto ottenuto. E' il finale di una mattinata di festa per tutti, per i bambini, per il quartiere, per le famiglie, non sarà spettacolare e commerciale come Halloween, ma è la nostra tradizione, da conservare, perché è parte della nostra storia.
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